Mi scuso per aver lasciato il mio blog momentaneamente in
pausa ma gioco a lacrosse “all the time”. Lacrosse è uno sport di squadra. Ogni
componente ha il suo bastone con una rete, pocket,
in cima, leggermente concava così che ci possa stare la pallina, la quale è
tutto tranne che morbida. Per far si che la pallina resti nella rete, bisogna
tenere il bastone in movimento e intanto correre. L’obiettivo è fare goal in
una porta che è più o meno metà di una da calcio, lavorando di squadra (rispettando
le regole).
Ho deciso di giocare a lacrosse per una serie di motivi
esilaranti e -come direbbero qua- naïve
(ingenui), che credetemi non volete leggere in un libro. Si, si, anche per l’
esperienza puramente americana e poi perché un giorno Hannah me l’ha anche
suggerito che avrei dovuto provarlo. “Sure, but I suck at sports.” Le ho detto
sulla seggiovia quando sciavamo insieme. Hannah è sensibile come un sasso, non
preoccuparti, mi ha detto, non sarai l’unica perché molte delle persone che si
iscriveranno saranno freshmen, nessuno sarà capace. Grazie Hannah, i freshmen
hanno quattordici anni, io ne ho diciassette e sono pure alta. Benissimo,
starai in difesa, e poi i freshmen hanno quindici anni.
Gioco in attacco, con due freshmen che sono alte come me e
sono anche bravina. Non mi piace rispettare le regole, ma quello è colpa del
mio DNA italiano. Proprio oggi parlando su skype con la mia famiglia, mamma mi
ha ricordato che gli Americani credono che le regole siano fatte per essere
rispettate, al contrario degli Italiani che sono convinti che le regole siano
fatte per essere infrante. Poi si chiedono perché l’Italia sia più caotica e
divertente, questi civili.
Lacrosse è uno sport di squadra esclusivamente americano,
ragion per cui in Italia nessuno lo sente nominare o men che meno sa cosa sia.
Quando ho detto ai miei amici italiani che avrei fatto lacrosse ho specificato
di guardare video su You Tube per capire cosa sia; ora cercherò di spiegarlo
molto semplificato ma guardate video su You Tube. Scrivi lacrosse e appaiono
frammenti di partite di lacrosse maschile, che è completamente diverso da quello
femminile. I ragazzi hanno meno regole per non dire che non ne hanno proprio, e
letteralmente si mettono il bastone tra le ruote. Coloro che stanno in difesa
hanno un bastone lungo il doppio degli attaccanti e dei centro campisti, ma
quando si spaccano a vicenda per proteggersi o farsi strada, credetemi la
lunghezza del bastone diventa relativamente significativa. Sembra troppo
divertente, davvero TROPPO: è come football ma è un gioco molto veloce perché
viene fermato solo in caso di falli significativi, se la palla cade
chissenefrega, si raccatta al volo, e questo grazie a dio vale anche per girls
lacrosse. I ragazzi hanno un casco e una marea di protezioni, noi giochiamo con
il bastone, i cosiddetti googles per proteggere gli occhi, il paradenti e come
divise delle gonnelline molto fashion. Abbiamo 47 regole e quella che odio di
più è che dobbiamo stare a una certa distanza da colei che ha la palla. Ci sono
due momenti in cui regolarmente invidio
gli esseri maschili: quando ho il ciclo e quando gioco a lacrosse. Poi, il
ciclo me lo tengo purtroppo, ma con lacrosse a volte mi lascio andare. Ieri
avevamo la prima vera partita e una delle avversarie era entrata in modalità
cozza. Male, l’ho stesa senza troppi complimenti. Ho tirato su lo sguardo
perché ovviamente l’arbitro stava perdendo un polmone a furia di fischiare, e
ho visto Abby, dietro di lui, che stava cercando di trattenere le risate con
tutte le sue forze. A quel punto sono scoppiata a ridere e lei dopo di me, e
devo dire è stato il momento più divertente di tutta la partita.
Una delle mie amiche, Jaida, non è più nella squadra e il mio
cuore era abbastanza spezzato, perché io e lei eravamo come una micro squadra
nella squadra. Durante la seconda partita avevo davvero paura perché la vedevo
sorridere in panchina, ma non era fisicamente in campo con me; abbiamo perso
drammaticamente 11-3 ma ho segnato due volte. È una sensazione che mi ero
dimenticata o che non avevo mai conosciuto, perché a basket facevo schifo e non credo di aver mai
segnato. Felicità e soddisfazione, ma soprattutto non individuali come in
scherma o sci: vedere l’intero team sorridente e saltarti addosso finché l’arbitro
non comincia a strillare è bellissimo, motivante. Sentire l’allenatrice che
anche se è decisamente furiosa nei tuoi confronti perché hai infranto certe
regole giorni prima, urlare come una pazza per complimentarsi, sentire Abby che
è la giocatrice più portata del team varsity (quelle brave) urlare “I LOVE YOU
DILETTTTTA” da bordo campo, fa sentire letteralmente contenta. Ho fatto solo
due goals, non è niente di che considerando che siamo state battute, ma hanno
avuto un significato gigante. Amo lacrosse e la mia squadra.
Come in tutti gli sport che siano di squadra o che siano
individuali, nel liceo in America lacrosse è diviso in due squadre, JV e
Varsity. JV sta per Junior Varsity: di solito è composto da persone che non
hanno mai giocato prima o che magari hanno giocato ma non sono particolarmente
portate. Varsity sono persone bravissime e con esperienza alle spalle quindi di
solito Juniors e Seniors, gente della mia età. Hannah per esempio, che è quella
che mi ha proposto di giocare, è in Varsity, e così moltissime tra le mie
amiche. Io non ho mai giocato prima e anche se sono Senior non posso essere con
loro nemmeno volendo. Quando ho realizzato ciò, dopo essermi strappata il
quadricipite durante le selezioni e aver messo i piedi per terra e smesso di
sognare, mi sono rattristata. In JV sono tutte babies, sembro come la loro
madre.
Sono bimbe e sembro come la loro madre, sì. Quello a cui non
avevo pensato è quanto possano essere fantastiche comunque; ancora una volta mi
sono fasciata la testa prima di essermela rotta. Non potrei chiedere per una
squadra migliore, per delle compagne più dolci e divertenti. Poi ovviamente io
sono grande e soprattutto italiana quindi ho tutto il loro amore a prescindere.
Sono felice, gioco e gioco per vincere anche se poi non succede, e lacrosse mi
mancherà così tanto in Italia. Credo che mi trasferirò a Milano e renderò la
squadra che non si sa come è nata lì grandiosa e sarò una di quelle persone che
si guardano storto in aeroporto perché trasporterò un bastone di ferro dall’aspetto
interessante avanti e indietro, Italia-America.
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