sabato 27 febbraio 2016

February Break from reality

E’ il 27 febbraio, sono negli Stati Uniti da sei mesi e quattro giorni.
Un paio di settimane fa la temperatura esterna era di -26 gradi Celsius e of course io ero in giro con la mia amica Marie perché dovevamo comprare un muffin per Lucìa, la quale la prossima volta il muffin -se lo vede- lo vede in cartolina perché siamo quasi morte. Il mio concetto di freddo è decisamente cambiato. Comunque, non posso lamentarmi più di tanto perché era solo un weekend: l’anno scorso la temperatura era così bassa quasi ogni giorno; faceva così freddo che la scuola restava chiusa. Di conseguenza a Febbraio c’è per tradizione, obbligo, una settimana di vacanza concessa nella speranza di poter prendere una pausa dall’inverno sfiancante andando in Florida, Messico o anche solo a casa dei vicini se hanno il riscaldamento più potente. Quest’ inverno caldo ha reso tutti più rilassati quindi il bisogno di fuggire era meno strillante. Io ho deciso di spostarmi a Sud di tre o quattro stati, per andare a trovare dei miei cugini che però chiamo zii a Princeton nel New Jersey. Siccome Simone insegna all’università di Princeton, college bellissimo e prestigiosissimo, ho assistito a delle sue lezioni. Mooolto interessante Dante in inglese, non credevo potesse funzionare ma invece funziona eccome, e anche bene. A cena abbiamo mangiato a un tavolo con dei ragazzi americani che studiano italiano e sono rimasta colpitissima da come parlano bene, dopo solo sei mesi di lezioni: hanno l’accento Americano con le erre tutte morbide, ma sono fantastici, con una voglia di imparare travolgente; credo che dovrebbero essere guardati come modelli da ragazzi della mia età ma anche da molti adulti.
Mercoledì invece sono andata a Long Island, in un altro college chiamato Hofstra, con Ilaria, e ho assistito a greco e latino, tradotti in inglese.  Insomma sono persone super brillanti i miei zii/cugini. Giovedì sono stata con una ragazza italiana che conoscono loro, Ginevra, che studia ingegneria (non so come si scriva) lì a Princeton, ed è grandiosa perché fa di tutto: studia, lavora, fa una marea di sport. Mi ha portato con lei a fare rock climbing (arrampicata) con i suoi amici. Una gran fatica ma anche un gran divertimento; dopo di che mi hanno inghiottito nella vita di college americana e sono andata in mensa con loro. Penso sarebbe davvero super cool se avessero i dormitori e tutte quelle storie da film pure in Italia. Poi io ero sempre stata traumatizzata dalle mense scolastiche alle elementari quindi sotto sotto avevo l’ansia pre-mensa, ma in realtà quei kids hanno una varietà di cibo incredibile e di buona qualità che mi ci trasferirei.
Ieri io, Ilaria e Virginia, la loro bimba, siamo andate a New York per vedere “School of Rock” a Broadway. E niente, il caos, i colori, le voci della città mi hanno rapita di nuovo. È la città più bella di sempre, la amo di un amore incondizionato: non mi sono mai sentita così felice come quando ci ho messo piede il 23 agosto 2015 e il 26 febbraio 2016. New York è arte. Il musical era bellissimo, e sono diventata molto gelosa di quei bimbi prodigio che recitavano pieni di energia. Confido che Virgi, con il suo americano perfetto e la sua grinta diventi una di loro.

Dopo sei mesi negli Stati Uniti e una vacanza pazzesca sono immensamente grata, ma anche un po’ malinconica: rivedere dei miei parenti, italiani veri, mi ha lasciato un po’ di voglia di Italia. È passato un po’ senza vedere nessuno. Manca poco alla fine, meno di quattro mesi, ma adesso sento un grande bisogno di casa. L’America è spettacolare, ma non è comunque Italia in nessun modo. Si vive meglio qua, ma ho capito che si vive perfettamente se con persone con una testa europea, italiana. Io, piccola di fronte a questo mondo enorme, qua oltreoceano mi abituo in fretta e nonostante ami i cambiamenti è sempre difficile voltare pagina. Fa sempre più paura pensare a quanto il tempo voli. Come dice Simone, la vita è correre e aspettare. Adesso sento di voler correre a giugno anche se so che aspettare di correre indietro qua negli States sarà difficile. E’ un caos immenso e io non sono una persona ordinata.

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