E’
il 27 febbraio, sono negli Stati Uniti da sei mesi e quattro giorni.
Un
paio di settimane fa la temperatura esterna era di -26 gradi Celsius e of
course io ero in giro con la mia amica Marie perché dovevamo comprare un muffin
per Lucìa, la quale la prossima volta il muffin -se lo vede- lo vede in
cartolina perché siamo quasi morte. Il mio concetto di freddo è decisamente
cambiato. Comunque, non posso lamentarmi più di tanto perché era solo un
weekend: l’anno scorso la temperatura era così bassa quasi ogni giorno; faceva
così freddo che la scuola restava chiusa. Di conseguenza a Febbraio c’è per
tradizione, obbligo, una settimana di vacanza concessa nella speranza di poter
prendere una pausa dall’inverno sfiancante andando in Florida, Messico o anche
solo a casa dei vicini se hanno il riscaldamento più potente. Quest’ inverno caldo ha reso tutti più rilassati
quindi il bisogno di fuggire era meno strillante. Io ho deciso di spostarmi a
Sud di tre o quattro stati, per andare a trovare dei miei cugini che però
chiamo zii a Princeton nel New Jersey. Siccome Simone insegna all’università di
Princeton, college bellissimo e prestigiosissimo, ho assistito a delle sue lezioni.
Mooolto interessante Dante in inglese, non credevo potesse funzionare ma invece
funziona eccome, e anche bene. A cena abbiamo mangiato a un tavolo con dei
ragazzi americani che studiano italiano e sono rimasta colpitissima da come
parlano bene, dopo solo sei mesi di lezioni: hanno l’accento Americano con le
erre tutte morbide, ma sono fantastici, con una voglia di imparare travolgente;
credo che dovrebbero essere guardati come modelli da ragazzi della mia età ma
anche da molti adulti.
Mercoledì
invece sono andata a Long Island, in un altro college chiamato Hofstra, con
Ilaria, e ho assistito a greco e latino, tradotti in inglese. Insomma sono persone super brillanti i miei
zii/cugini. Giovedì sono stata con una ragazza italiana che conoscono loro,
Ginevra, che studia ingegneria (non so come si scriva) lì a Princeton, ed è grandiosa
perché fa di tutto: studia, lavora, fa una marea di sport. Mi ha portato con
lei a fare rock climbing (arrampicata) con i suoi amici. Una gran fatica ma
anche un gran divertimento; dopo di che mi hanno inghiottito nella vita di college
americana e sono andata in mensa con loro. Penso sarebbe davvero super cool se avessero i dormitori e
tutte quelle storie da film pure in Italia. Poi io ero sempre stata
traumatizzata dalle mense scolastiche alle elementari quindi sotto sotto avevo
l’ansia pre-mensa, ma in realtà quei kids hanno una varietà di cibo incredibile
e di buona qualità che mi ci trasferirei.
Ieri
io, Ilaria e Virginia, la loro bimba, siamo andate a New York per vedere
“School of Rock” a Broadway. E niente, il caos, i colori, le voci della città
mi hanno rapita di nuovo. È la città più bella di sempre, la amo di un amore
incondizionato: non mi sono mai sentita così felice come quando ci ho messo
piede il 23 agosto 2015 e il 26 febbraio 2016. New York è arte. Il musical era
bellissimo, e sono diventata molto gelosa di quei bimbi prodigio che recitavano
pieni di energia. Confido che Virgi, con il suo americano perfetto e la sua
grinta diventi una di loro.
Dopo
sei mesi negli Stati Uniti e una vacanza pazzesca sono immensamente grata, ma
anche un po’ malinconica: rivedere dei miei parenti, italiani veri, mi ha
lasciato un po’ di voglia di Italia. È passato un po’ senza vedere nessuno.
Manca poco alla fine, meno di quattro mesi, ma adesso sento un grande bisogno
di casa. L’America è spettacolare, ma non è comunque Italia in nessun modo. Si
vive meglio qua, ma ho capito che si vive perfettamente se con persone con una
testa europea, italiana. Io, piccola di fronte a questo mondo enorme, qua
oltreoceano mi abituo in fretta e nonostante ami i cambiamenti è sempre
difficile voltare pagina. Fa sempre più paura pensare a quanto il tempo voli.
Come dice Simone, la vita è correre e aspettare. Adesso sento di voler correre
a giugno anche se so che aspettare di correre indietro qua negli States sarà
difficile. E’ un caos immenso e io non sono una persona ordinata.